Cappellidasci.it

Dopo l’esperienza su Ebay di alcuni anni fa abbiamo deciso di tornare a vendere online. A differenza del precedente e-store, è stata fatta una scelta molto settoriale, perchè….perchè ci piaceva così! Abbiamo sempre avuto soddisfazione nel vendere cappelli da neve, accessori simili e approfondire la materia è stato un passo piuttosto naturale. Inoltre, pensate, non esiste AL MONDO (!) un e-store esclusivo di questi articoli. Proprio per questo il vero titolo del sito, dal carattere internazionale, è SKIHATS.SHOP. “Vero titolo”, perchè proprio alcuni giorni fa, nello spiegare ad alcuni clienti il motivo di tutti quei cappelli (per ora sono circa 200…tra modelli e colori!), al momento di comunicare il nome dell’e-store ho pensato che probabilmente mi avrebbero chiesto di ripeterlo. YES!!!…adesso è molto più semplice: CAPPELLIDASCI.IT ! Facile, no? VI ASPETTO. DATE UN’OCCHIATA !!! CAPPELLI e SCALDACOLLO ! La strada è tracciata. Adesso siamo online e senza porre obiettivi, senza pretese, senza esagerare, iniziamo questa nuova sfida sperando di vederla crescere e comunque affrontandola con lo stesso spirito e gli stessi valori che contraddistinguono il nostro lavoro dal 1963: competenza, affidabilità, trasparenza, disponibilità !

Mico Warm skintech

Sono sempre stato piuttosto refrattario ai tessuti sintetici sulla pelle. Ho voluto provare nuovamente con un primo strato tecnico in vendita presso il mio negozio: la maglia Warm Skintech di Mico. Avevo già utilizzato un capo simile ma di livello inferiore tempo fa, per sciare, con il risultato di non veder l’ora di toglierlo. Sia ben chiaro…colpa della mia sensibilità. In assenza di neve, impazientemente, ho deciso di mettere alla prova questo prodotto su un’uscita in bici di primo pomeriggio a metà ottobre dove l’escursione termica passava da 20 a 12 gradi. Per non farmi mancare niente il percorso era totalmente privo di pianura con un attacco in salita (comunque non impervia) proprio nel momento più caldo della giornata, mentre durante il rientro, quasi al tramonto, in discesa ho “sentito” i 12 gradi. Al di là di non aver avvertito nessun fastidio sulla pelle, la prima impressione è stata di comfort elevato, con le zone articolari di spalla e gomito libere di muoversi grazie al tessuto differenziato proprio in queste zone. Effettivamente all’inizio, salire con i 20 gradi, faceva un po’ caldo, considerando anche una maglia da bici a maniche corte sopra al primo strato Mico, ma ad ogni modo una certa termoregolazione si percepiva (questo capo nasce soprattutto per trattenere il caldo durante i climi freddi). Iniziate le prime discese, la sensazione è stata davvero interessante perchè mi aspettavo di sentire il sudore freddarsi sul corpo ed invece niente…ottima sensazione. Così via per tutto il percorso vallonato, continuato senza modificare il mio abbigliamento. Prima del rientro ho indossato un antivento e durante la discesa finale, con la temperatura notevolmente scesa (e l’umidità salita) la sensazione di caldo è stata netta. Totale comfort avvolgente e senza costrizioni sul corpo. Rientrato a casa in piena salute e senza neanche la voglia di spogliarmi di fretta. Prodotto promosso a pieni voti. Aspetto la neve per testarlo sugli sci! In termini pecuniari, la Warm Skintech è una maglia da €45…tutto sommato un ottimo rapporto qualità/prezzo In negozio sono disponibili anche calzamaglie, e altri “primo strato” dalle caratteristiche diverse per soddisfare ogni esigenza! Se siete curiosi di sapere quale è stato il giro… https://www.relive.cc/view/1924844956  

100 grammi…questo (s)conosciuto

in collaborazione con nato per l’outdoor, divenuto oggi di gran moda ad uso sportswear e tempo libero, parliamo oggi del piumino comunemente chiamato “100 grammi”. Effettivamente, a fronte di un peso veramente esiguo, la termicità di questi capi è incredibile. Ad indossarli non si direbbe, ma sono davvero caldi e tengono anche a temperature veramente basse. Nella miriade di marche e modelli, vediamo quali sono le caratteristiche salienti che possono fare la differenza. IMBOTTITURA: solitamente all’interno di questi capi si trova un mix di piume e piumino, che si differiscono in quanto il secondo è la parte più pregiata, e con il miglior rapporto peso/tenuta termica. In questo senso sui cartellini potrebbe capitarvi di leggere qualcosa come 20/80 o 10/90. Questo rapporto rappresenta proprio la percentuale di piuma rispetto al piumino. Questo tipo di imbottitura risulta essere la più utilizzata ma la sua naturalezza porta ad avere controindicazioni come la possibile allergia oppure una lunga asciugatura se il prodotto si bagna. A volte però trovate appesi al capo, cartellini indicanti un trattamento delle piume che spesso avviene tramite teflon che ne permette un minor assorbimento dell’umidità. Con l’affermarsi di questi capi spalla la tecnologia ha superato (o comunque eguagliato) le caratteristiche del piumino naturale con prodotti sintetici che riproducono similmente lo stesso effetto e fornendo elevato potere calorico senza appesantire le giacche. Esempi consolidati sono il “Primaloft” e il “Thinsulate featherless” della 3M. I loro punti di forza sono, oltre la simulazione della piuma come sensazione, proprio l’anallergicità e una migliore impermeabilità (dell’imbottitura, non del capo. Di questo parleremo in seguito) FILL POWER: viene espresso in “cuin”. Questo è un altro valore importante spesso presente sulle targhette dei 100 grammi, in quanto rappresenta proprio il potere calorico: teoricamente mostra il rapporto tra volume del contenuto e peso, quindi, più questo valore è alto, più le piume si espandono a parità di peso, risultando quindi più calde. Lo stesso valore si può applicare alle imbottiture non naturali in quanto simulazioni di queste (come vedrete in una delle foto che seguono dove un Thinsulate ha un cuin 600). Giacche da outdoor “spinto” arrivano anche ad aver fill power di 900 cuin ma solitamente, per un utilizzo comune si ha già un ottimo prodotto da 500 in su PACKABLE: facile: quando trovate appeso al piumino una sorta di sacchetta…ebbene sì, potete infilarlo completamente lì dentro con una riduzione del volume di trasporto notevole. Esatto!…per metterlo nello zaino! Ovviamente, tessuti esterni particolari, nastrature delle cuciture ed altro rendono il piumino troppo rigido per essere packable. IMPERMEABILITA‘: in genere il piumino non è impermeabile. Proprio la sua proprietà di essere ridotto ad un sacchetto ne obbliga l’utilizzo di materiali esterni particolarmente leggeri, non laminati e non impermeabili. Sia chiaro: sotto una pioggia leggera non ci sono problemi ma in condizioni più ardue, il tessuto esterno ma soprattutto le cuciture della trapuntatura non blocca in maniera efficace il passaggio dell’acqua all’interno. Anche in questo caso ci sono molte eccezioni dove tessuti tecnici e cuciture termonastrate trasformano il capo in una giacca molto tecnica che oltre ad essere calda è anche impermeabile. Ovviamente scordatevi i “100 grammi”. Se nelle vostre necessità questo requisito è importante sappiate che l’impermeabilità si misura (semplificandone l’espressione algebrica!) in mm di colonna d’acqua. Di solito i valori possono attestarsi tra i 2000 e i 20000 e oltre per i capi super tech! TRASPIRABILTA‘: In caso di utilizzo urbano, questo valore può essere trascurabile ma se prevediamo di utilizzare il nostro piumino (o giacca in generale) in maniera più “adventure”, se è impermeabile deve essere anche traspirante per evitare l’effetto sauna. Anche quì il valore sarebbe espresso in g/mq/24h, ma per evitare di dover portare con voi il professore di matematica del cuore, spesso, dopo il valore, trovate sigle come “mvp” o “mvtr”, che stanno per “moisture vapor….” Detto ciò….BUON ACQUISTO!

L’importanza dell’installazione degli attacchi

Durante gli ultimi anni si è notevolmente semplificata l’operazione di montaggio degli attacchi sugli sci. Motivazioni commerciali hanno condizionato all’acquisto di pacchetti integrati dove la compatibilità con qualsiasi scarpone viene mantenuta mentre predisposizioni particolari di interfacciamento non permettono invece la scelta libera degli attacchi. C’è però un lato positivo: il montaggio è semplificato a tal punto che in alcuni casi è sufficiente azionare con le dita due leve per avere l’installazione completa in pochi secondi. Tutto ciò fa sembrare tale cosa tanto stupida e banale da permettere a chiunque l’operazione. E’ storia recentissima di uno Splendido Salomon X-Race, Top di gamma della prestigiosa azienda transalpina, nonchè uno dei migliori sci della sua categoria in commercio,  entrato in negozio con uno ski-stop sganciato e la corrispondente vite di serraggio “spanata”…a detta del proprietario. Ad un’analisi attenta si è manifestata tutta una situazione a monte dove è evidente un montaggio sottovalutato e “poco” accurato di un sicuramente  “poco” competente installatore, che stava per causare il forzato acquisto di un nuovo attacco. C’è da considerare che tale componente, per un attrezzo di questo livello, costa all’incirca €250. Tutto ciò per una leggerezza! Mi spiego meglio: Lo ski stop dell’attacco Z12 Speed ha un’insolita vite di serraggio, la testa Torx e il passo più stretto rispetto alle solite viti di montaggio (vedi figura). Questa scelta è dettata probabilmente dal ridottissimo spazio di filettatura che non avrebbe permesso una tenuta affidabile ad una vite standard con passo più ampio. All’atto del montaggio l’installatore si sarà probabilmente trovato spiazzato dal tipo di vite e in mancanza di un attrezzo apposito (una comune chiave Torx) per girarla, ha ben pensato di sostituirla con una vite a croce non considerando il diverso passo di filettatura. Per un po’ la vite ha retto ma poi…si è inesorabilmente sganciata ipotizzando un “addio” definitivo della filettatura che la teneva con conseguente necessario acquisto di un nuovo Z12 Speed fiammante, dato che la sede della filettatura stessa è parte integrante dell’attacco! (oppure in alternativa l’utilizzo vietatissimo e pericolosissimo dell’attrezzatura senza ski-stop) Fortunatamente provando a fissare lo ski stop con una vite giusta…presa in prestito da un altro attacco identico, l’esito di fissaggio e tenuta sono risultati positivi. A questo punto si dovrà solo trovare in ferramenta una vite con lo stesso passo e se si è fortunati anche con la stessa forma della testa. Ovviamente anche l’altro sci è nelle stesse condizioni e sono certo che le viti di fissaggio del freno, fornite con l’attacco, non siano quelle, quindi…stesso trattamento! Insomma, anche se sembra una sciocchezza, vi consiglio di far mettere le mani sulla vostra attrezzatura SEMPRE E SOLO da chi sa cosa fare, perchè una tecnologia apparentemente semplice e raggiungibile da chiunque nasconde a volte insidie che possono causare seri danneggiamenti al materiale…e anche alle persone! Ciao Maurizio

IN UN VENTENNIO…

Ho trattenuto per ricordo gli sci con i quali ho partecipato all’esame di maestro venti anni fa. Ben riposti mi è capitato di restare un attimo a guardarli rendendomi conto che a pochi centimetri erano stipati, in attesa di montaggio i miei nuovi attrezzi appena arrivati. Subito sono venute alla mente considerazioni sulle differenze tra i due e i ricordi vissuti di evoluzione e cambi generazionali dei  materiali. Nel tempo ho sempre fugato pregiudizi in materia ma ho sempre preferito provare prima di valutare passaggi epocali più o meno marcati senza farmi condizionare dalle mode del momento. Guardando queste due paia vicine mi sono reso conto però di aver spesso avuto (ed apprezzato) prodotti innovativi. Oltre questi oggetti datati e di ultima generazione mi trovo ancora ad avere due paia che cronologicamente coprono gli ultimi venti anni di rivoluzione tecnica. Ho deciso, parlando di loro, di esporre una disamina un po’ romantica su quanto avvenuto nel fantastico mondo degli sci in questo lasso di tempo. BLIZZARD V30 (1994) Nel 1994 il Blizzard V30 è uno sci da slalom gigante, quindi uno sci al top di gamma. Parlando di geometrie il nostro conta 86mm di larghezza in spatola e 65mm in centro e rispetto ad altri ha una forma piuttosto innovativa (in precedenza avevo un Rossignol 9X largo in punta 83mm e sostituito proprio a ridosso del mio esame maestri a causa di una lesione strutturale). Lungo 205cm monta un attacco “rigorosamente” senza piastra. Il raggio di curva non è un parametro rilevante ma con una forma di questo tipo, di sicuro ben oltre i 30m. Pensate…in questo periodo chi sciava ad alto livello considerava solo lunghezze tra i 200 cme i 208 cm! La tecnica sciistica ferveva e si trovava in un delicato passaggio dove stava  anticipando l’esplosione di un’attrezzatura totalmente diversa. Si parlava già di conduzione, che veniva comunemente chiamata “Supertecnica” e prevedeva una velocità di avanzamento tale, che nonostante l’esigua sciancratura si riusciva con molta sensibilità e forza a deformare le aste per ottenere una traiettoria curvilinea senza sbandamento. In una prova, prima di iniziare a fare curve, si stava in traiettoria rettilinea sulla massima pendenza per alcuni secondi in modo da far prendere agli sci una velocità notevole, presupposto fondamentale per l’esecuzione dell’esercizio. Una cosa del genere, a Livata, significava farsi mezza Nordica “dritti per dritti” prima di mettere le lamine nella neve, iniziare la conduzione e rendersi conto che serviva una larghezza di pista almeno tripla! Il problema della stabilità era meno sentito: con queste assi dritte, lunghe oltre due metri, andare a 50-60kmh…neanche te ne accorgevi! Pensate: la tecnica voleva la conduzione ad ogni costo…anche senza avere la tecnologia dei materiali adeguata. In questo periodo uno sciatore italiano sta anche rompendo gli schemi tecnici nell’agonismo di vertice, incrementando l’entusiasmo verso un rinnovamento epocale. Ovviamente si tratta di Alberto Tomba. In estate sui ghiacciai si iniziavano a vedere strani prototipi senza grafica e dalle forme per quei periodi alquanto bizzarre. Il produttore di sci Head inizia a proporre la serie “Cyber” che affiancando i modelli classici da slalom e gigante punta ad occupare un segmento nuovo con sci a spatola larga. Arrivare a 89mm di larghezza in punta era già sconvolgente! ROSSIGNOL TOON9.9 (1997) A ridosso dell’inverno 96/97, viene consegnato a sorpresa in negozio un pacco. Apro e…non avevo mai visto nulla di simile! Rossignol mi aveva mandato come test un rivoluzionario “Toon 9.9”, uno sci, che a questo punto veniva decisamente definito “carving” con la sua larghezza di 99mm di spatola. Non vedevo l’ora di provarlo. Gli altri erano ancora drittissimi, lunghissimi e presentarmi sulle piste con questo…oltretutto lungo solo 177cm (circa 30 in meno di quello con il quale ero abituato) gli fece subito guadagnare l’appellativo di “giocattolo” da parte degli altri sciatori. Quel nomignolo voleva essere una sorta di denigrazione in quanto ,come già detto,  più lo sci era alto, più lo sciatore era bravo! Sprezzante delle critiche mi resi subito conto che quello sarebbe stato il futuro indelebile dello sci: divertente, maneggevole, soprattutto naturale, permetteva la percezione della forza centrifuga come niente altro prima, non trovavo lati negativi e la mia prima considerazione fu: “perchè gli sci non sono sempre stati così, dato che si usano facendo curve? “. Mi sembrava talmente logico quel concetto che paragonavo la situazione ad un auto che doveva curvare senza volante o ad una moto che non si poteva inclinare. Quelle che tutti chiamavano curve erano solo sterzate…grattate, prima di questa meraviglia. Insomma: promossi a pieni voti e convinto al 100% di una affermazione totale della categoria di lì a breve. SALOMON STREETRACER 8 (2007) Gli anni passano, i carving sono oramai ben consolidati e l’evoluzione inarrestabile, tra soluzioni funzionali e puramente commerciali, porta alla luce le forme più stravaganti: da quelle che prevedevano le-code-più-larghe-delle-punte-per-avere-più-spinta-a-fine curva (!!!) a quelle estreme per sciare in “piega” da Motomondiale, senza bastoncini, e con la mano interna che tocca la neve in fase di curva.  Le trovate degli sciatori impreparati che volevano comunque mettere mano a terra mentre scendevano mostravano spesso sciate inimmagginabili…a dir poco “agghiaccianti”. Delizia dei venditori di guanti! Il sottoscritto onde evitare questo problema si era organizzato con una manopola di bastoncino fissata parallelamente ad una porzione anteriore di sci opportunamente brutalizzato (ma possiamo dire anche “segato”) che in curva forniva appoggio, scivolava sulla neve e mi faceva tornare a casa con le mani asciutte! Nel 2007 finalmente la situazione si è un po’ stabilizzata nonostante una miriade di sciatori che riescono a divertirsi come matti sfruttando solo le sciancrature ma, ahimè, perdendo in tecnica e dinamismo. Tralasciando esperimenti che prevedevano chip o materiali piezoelettrici, inseriti nell’anima degli sci, a riduzione (presunta) delle vibrazioni, le mani per terra sono quasi sparite a favore del ritorno dei  bastoncini. C’è una discreta varietà di forme sul mercato ed io resto vicino a quelle accentuate. Mio padre prende per se un Salomon Streetracer 8, modello di gamma intermedia caratterizzato da una notevole differenza di larghezza punta-centro (sciancratura) e dal conseguente raggio molto corto. Con una misura di appena 160cm, il  buon Gianfranco sperava forse in una totale “servoassistenza” da parte del suo nuovo attrezzo, ma nonostante una sciata piuttosto moderna (piedi staccati e bacino in linea) non si trova bene (come per ogni altro paio posseduto d’altronde!). Diventa e lo è tuttora il mio attrezzo da lavoro. Ottimo per dimostrare e condurre anche

il nuovo “orzellasport.it”

BENVENUTI! Il nuovo sito di Orzella Sport nasce dalla volontà di avvicinare il più possbile negozio e clienti. E’ stato creato pensando ad uno spazio semplicissimo da navigare, essenziale nell’aspetto, ma completo nel suo intento di mostrare prodotti, prezzi, offerte, promozioni e supportare i nostri servizi.  Nel suo cuore batte una piattaforma da blog, che consente aggiornamenti rapidi e dinamici. Successivamente sarà integrato dalla possibilità di acquistare on-line nella maniera classica, ma non sarà questo lo scopo principale: ogni tipo di contatto con noi sarà sempre proposto per la massima trasparenza! Anche senza passare per lo shopping on-line vero e proprio si potranno “opzionare” gli articoli senza impegno per una successiva visione reale in negozio. Alcuni esempi: volete riservarvi un noleggio? Potete farlo semplicemente al telefono, per mail o con applicazioni come Whatsapp. Avete visto una giacca e volete che venga tenuta in disparte per voi? Stessa maniera! Cercate uno sci usato per vostro figlio? Date un’occhiata tra le pagine per vedere se c’è quello che fa al vostro caso! L’intento non è quello di raggiungere ad ogni costo nuovi clienti lontani e sbancare il complicato mondo dell’ e-commerce,  ma di fornire il miglior servizio possibile a chi già ci conosce e presentarsi con la massima trasparenza e disponibilità verso i nuovi potenziali utenti! Presto disporremo di un nuovo macchinario per la riparazione degli sci ma che diversamente dal precedente sarà compatibile anche con gli snowboards (A Livata mancava una rettificatrice per le tavole e finalmente eccola)…appena pronto ne vedrete foto e saprete cosa fa e quanto costa riparare un attrezzo! Avete visto uno sci di cui volete ulteriori info? Non esitate: Telefono, mail, pagina Facebook ed anche un imminente account Twitter saranno sempre a vostra disposizione per avere un contatto umano anche a distanza! Ultimo ma non ultimo la disponibilità ad accogliere suggerimenti su ulteriori evoluzioni del sito stesso. Questo ed altro nel progetto del nuovo “orzellasport.it” !!! …e se qualcosa vi piace, non esitate a condividerla tramite Facebook, Twitter oppure a darci il “like”! Maurizio Orzella